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Autore: Fabio Sestu

Fabio Sestu
Fotografo a Viareggio | Shooting con Deianira

Fotografo a Viareggio: shooting con Deianira tra pineta e mare

Viareggio ha una luce che cambia tutto. Una di quelle che non puoi spiegare: la devi vivere, respirare, inseguire tra i pini e il mare.
È qui che ho realizzato uno shooting con Deianira, una ragazza solare, piena di energia e spontaneità contagiosa.
Un pomeriggio di libertà, vento e autenticità.

Abbiamo iniziato tra i sentieri della pineta di Viareggio, dove il verde filtra la luce e ogni passo sembra portare altrove.
Deianira rideva, giocava con i capelli, si muoveva senza pose forzate.
È questo che cerco come fotografo a Viareggio: momenti veri, non costruiti.
La fotografia, per me, è catturare quella frazione di secondo in cui una persona è semplicemente sé stessa, senza pensare alla macchina fotografica, senza preoccuparsi di apparire.

Poi ci siamo spostati verso il mare di Viareggio.
La luce del tramonto diventava più calda, morbida, dorata.
Le onde in sottofondo, i piedi nudi nella sabbia, il vento che muoveva i capelli di Deianira come se fossero parte del paesaggio.
Ogni scatto era un frammento di libertà, un piccolo pezzo di verità.

In ogni shooting cerco una connessione autentica.
Con la persona che ho davanti, con il luogo, con la luce.
Con Deianira quella connessione è arrivata subito — naturale, viva, sincera.
La fotografia è diventata un dialogo tra energia e calma, tra forza e leggerezza, tra la sua personalità e la poesia del mare.

Se stai cercando un fotografo a Viareggio capace di raccontare la tua storia in modo naturale e pieno di emozione, questa è la mia direzione.


Che sia un ritratto personale, un progetto moda o un servizio sulla spiaggia, il mio obiettivo è sempre lo stesso:
fermare la verità di un momento, prima che svanisca.

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Fabio Sestu
Fotografo a Roma | Shooting con Renée Ricciardi

Fotografo a Roma: Shooting con Renée Ricciardi

Roma ha un modo tutto suo di entrare nelle immagini.
La luce che filtra tra i palazzi, i toni caldi dei muri, l’eco di una città eterna che non smette mai di ispirare.
È in questo scenario che ho incontrato Renée Ricciardi, modella e artista, per uno shooting fotografico a Roma che è diventato qualcosa di più di una semplice sessione di scatti.

Renée ha un volto che parla anche quando resta immobile.
Ogni suo sguardo sembra raccontare una storia, e il mio obiettivo – letteralmente – era catturare quella verità silenziosa che la fotografia può solo suggerire.
Abbiamo camminato per le vie del centro, tra pietra e luce, tra la modernità dei gesti e la classicità dei luoghi.
Ogni angolo di Roma diventava un set naturale: una porta consunta, un fascio di luce dorata, un frammento di cielo tra i tetti.

La città come personaggio

Come fotografo a Roma, credo che la città non sia mai solo uno sfondo, ma un personaggio che partecipa.
Con Renée ho voluto creare un dialogo tra due mondi: il suo, fatto di arte e introspezione, e quello della capitale, con la sua energia viva e contrastata.
Il risultato? Immagini dove la delicatezza incontra la forza, dove la femminilità non è posa ma presenza.

Il momento perfetto

Lo shooting è durato un pomeriggio intero.
Abbiamo scelto la luce del tramonto, quella che Roma regala solo a chi sa aspettare.
Ogni scatto era un piccolo rito: silenzio, respiro, click.
E in quel click, qualcosa di vero.

La fotografia come connessione

Per me la fotografia non è mai solo tecnica.
È connessione, empatia, ascolto.
E quando davanti alla macchina fotografica c’è una persona come Renée Ricciardi, la fotografia diventa un linguaggio comune, un modo per riconoscersi nell’altro.

Un invito

Se anche tu stai cercando un fotografo a Roma capace di raccontare emozioni autentiche – nel ritratto, nella moda o in progetti artistici personali – sappi che è proprio in queste storie che trovo la mia ispirazione.
Ogni shooting è un incontro, e ogni incontro è una storia che merita di essere ricordata.

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Fabio Sestu
Fotografo di Matrimoni | Reportage autentico di Andrea e Rebecca

Fotografo matrimonio: il racconto autentico del matrimonio di Andrea e Rebecca

Il matrimonio di Andrea e Rebecca è stato un intreccio di emozioni, sorrisi e piccoli gesti che parlano d’amore. Come fotografo matrimonio, il mio obiettivo è quello di raccontare la storia di ogni coppia attraverso immagini autentiche e senza tempo. Ogni dettaglio – dallo sguardo commosso durante la cerimonia al primo abbraccio dopo il “sì” – diventa un ricordo che merita di essere custodito per sempre.

Reportage matrimonio: catturare emozioni autentiche

Ho scelto di realizzare un vero e proprio reportage matrimonio, puntando su scatti spontanei e naturali. Credo che le foto più belle nascano nei momenti inattesi: una risata improvvisa, una carezza rubata, la luce che accarezza gli sposi durante il primo ballo. Ogni microsecondo può trasformarsi in una fotografia capace di emozionare anche a distanza di anni.

Il mio approccio da fotografo matrimonio non si basa su pose costruite, ma su spontaneità ed empatia. Questo permette di restituire immagini vere, che raccontano la realtà di un giorno unico senza artifici. Ogni fotografia diventa così una testimonianza sincera, che mantiene intatta l’essenza di quel momento speciale.

I preparativi: l’attesa carica di emozione

Il racconto del matrimonio di Andrea e Rebecca è iniziato con i preparativi. In quelle ore ogni gesto racchiude attesa e intimità: l’abito che prende forma, il trucco della sposa, lo sguardo emozionato dei familiari. Per un fotografo matrimonio questa fase è preziosa perché rivela la parte più autentica della giornata, quella in cui emozioni e dettagli si intrecciano con naturalezza.

Documentare i preparativi significa anche cogliere la complicità con amici e parenti, i sorrisi che nascondono l’agitazione e l’emozione palpabile che precede l’inizio della cerimonia. Sono attimi che spesso sfuggono agli sposi, ma che nelle foto matrimonio ritornano a vivere con forza e intensità.

La cerimonia: il cuore del matrimonio

Durante la cerimonia ho scelto la discrezione, lasciando che le emozioni emergessero naturalmente. Lo scambio delle promesse, gli occhi lucidi degli invitati e la gioia esplosa dopo il “sì” sono stati catturati in immagini sincere. In un reportage matrimonio, la cerimonia è il cuore pulsante da cui nascono ricordi che restano per tutta la vita.

Ogni fotografia deve restituire la sacralità e l’intensità del momento, senza interferenze. È qui che il ruolo di un fotografo matrimonio diventa fondamentale: saper osservare senza disturbare, raccontare senza interrompere, cogliere emozioni senza alterarle.

La festa e i dettagli che fanno la differenza

Il ricevimento di Andrea e Rebecca è stato un’esplosione di gioia, sorrisi e abbracci. Come fotografo matrimonio, ho raccontato non solo i momenti principali – il taglio della torta, il primo ballo – ma anche i dettagli che rendono unico ogni evento: il velo che si muove leggero, i fiori che decorano la sala, le risate degli amici. Sono proprio questi dettagli a trasformare un semplice scatto in una memoria eterna.

La festa è anche il momento in cui si libera l’energia degli invitati. Brindisi, balli e abbracci diventano scene spontanee che danno vita a fotografie piene di vitalità. Ogni foto matrimonio diventa così parte di una narrazione più grande, che unisce emozione, condivisione e gioia.

Foto matrimonio spontanee e senza tempo

Ogni immagine è nata dal desiderio di fermare il tempo e restituire agli sposi ricordi autentici. Le mie foto matrimonio non sono mai costruite, ma cercano la verità dell’istante. È questo che rende speciale il mio modo di lavorare come fotografo matrimonio: trasformare momenti semplici in immagini dal forte impatto emotivo, capaci di parlare al cuore.

Il valore delle fotografie spontanee è quello di permettere agli sposi di rivivere emozioni vere, senza la sensazione di trovarsi davanti a scatti impostati. Guardando queste immagini, Andrea e Rebecca potranno sentire di nuovo le stesse emozioni provate in quel giorno indimenticabile.

Il tuo fotografo matrimonio

Se stai cercando un fotografo matrimonio che sappia cogliere emozioni autentiche e trasformarle in ricordi indelebili, il mio stile potrebbe essere ciò che fa per te. Con un approccio discreto e naturale, racconto la tua storia attraverso foto matrimonio spontanee e piene di vita.

Ogni coppia merita di rivedersi in fotografie che vadano oltre la semplice immagine: scatti che raccontano l’essenza di un amore e la magia di un giorno irripetibile.

📩 Vuoi raccontare il tuo matrimonio con un reportage autentico? Contattami e ti aiuterò a trasformare la tua giornata in ricordi che durano per sempre.

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Fabio Sestu
Panasonic Leica 12-35mm 2.8 VS olympus M.Zuiko Digital 10-40 f/2.8 PRO II
Mi sono trovato di fronte a un bivio, cercavo il migliore zoom per la mia Olympus OM-D EM-10 Mark IV e devo ammettere che non è stato semplice.

Dopo aver letto diversi forum e confronti online, sono arrivato a due obiettivi di altissimo livello: il Panasonic Leica 12-35mm f/2.8 e l’Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II.

Tra i contenuti trovati, mi ha colpito in particolare un articolo molto approfondito di Andrea Bernesco: https://andreabernesco.com/micro-4-3-il-miglior-zoom-tutto-fare-chi-sara-il-migliore-panasonic-leica-dg-12-35-mm-elmar-f-2-8-asph-ois-olympus-12-40-mm-pro-f-2-8/ che mi ha dato lo spunto per metterli alla prova personalmente. Ma ho voluto testare personalmente i due obiettivi capendo la resa soprattutto per il tipo di foto che faccio. Ho deciso infatti di testarli sul campo, con gli stessi identici scatti, per cogliere le differenze e capire poi quello preferito per la mia Olympus OM-D EM-10 Mark IV. Sentendo amici e professionisti del settore il LEICA era il più gettonato, oltre che il più caro. Ma la resa fotografica ha dato poi un parere diverso.

Naturalmente questo articolo rappresenta un’opinione personale e soggettiva, maturata sulla base della mia esperienza diretta. E proprio per questo, spero possa essere utile a chi si trova nella stessa situazione.

Partiamo con le differenze che ho notato, mettendo pro e contro dell’uno e dell’altro:

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

PRO:

  • Bellissimo effetto bokeh
  • Nitidezza
  • Distanza minima ottima per fare foto in “stile” macro
  • Ottima ghiera che permette il passaggio da autofocus manuale ad automatica
  • 5mm (equivalenti a 10mm FF) in più rispetto al LEica
  • Lente più grande e quindi più luminosità
  • Materiale e robustezza

CONTRO:

  • Peso
  • Grandezza
Panasonic Leica 12-35mm f/2.8

PRO:

  • Super Nitidezza
  • Scorrimento zoom molto più fluido
  • Compattezza
  • Peso

CONTRO:

  • Lente leggermente più piccola e quindi una diminuzione, se pur leggera, di luminosità
  • Non avendo macchina Panasonic non sfrutto lo stabilizzatore
  • 5mm in meno
  • Effetto bokeh a causa della troppa nitidezza anche a f2.8
Entriamo ora nel vivo delle foto.

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

35mm 1/4000 f2.8 iso 200

leica 35mm 1 4000 f28 4250184 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

40mm 1/4000 f2.8 iso 200

om 40mm 1 4000 f4 4250186 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

35mm 1/4000 f2.8 iso 200

leica 35mm 1 4000 f28 4250090 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

40mm 1/4000 f2.8 iso 200

om 40mm 1 4000 f28 4250098 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

12mm 1/4000 f2.8 iso 200

leica 12mm 1 4000 f28 4250085 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

12mm 1/4000 f2.8 iso 200

om 12mm 1 4000 f28 4250093 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

35mm 1/320 f2.8 iso 200

leica 35mm 1 320 f28 4250058 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

40mm 1/320 f2.8 iso 200

om 40mm 1 320 f28 4250060 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

35mm 1/4000 f2.8 iso 200

leica 35mm 1 4000 f28 4250134 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

35mm 1/4000 f2.8 iso 200

om 35mm 1 4000 f28 4250139 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

12mm 1/400 f2.8 iso 200

leica 12mm 1 400 f28 4250078 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

12mm 1/400 f2.8 iso 200

om 12mm 1 400 f28 4250074 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

12mm 1/4000 f2.8 iso 200

leica 35mm 1 4000 f28 4250162 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

12mm 1/4000 f2.8 iso 200

om 40mm 1 4000 f28 4250158 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

12mm 1/4000 f2.8 iso 200

leica 12mm 1 4000 f28 4250048 1 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

12mm 1/4000 f2.8 iso 200

om 12mm 1 4000 f28 4250049 1 scaled 1

Panasonic Leica 12-35mm f/2.8​

35mm 1/2500 f5 iso 200

leica 35mm 1 2500 f5 4250046 1 scaled 1

Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II

35mm 1/2500 f5 iso 200

om 35mm 1 2500 f5 4250051 1 scaled 1

Entrambi sono molto nitidi, sopra la focale 2.8 non vi è alcuna differenza, mentre a focale 2.8 il Leica risulta un po’ più nitido anche per lo sfondo.

Sono sincero per quanto alcuni penseranno un pensiero opposto, questa “super” nitidezza del Leica quasi non mi disturba. Prendendo per esempio la foto delle girandole, si nota che la parte inferiore nel Leica è tutta a fuoco, mentre nell’Olympus no. Inoltre avverto in Olympus una leggere maggiore nitidezza con i soggetti ravvicinati.

Queste considerazioni hanno fatto sì che scegliessi Olympus 12-40mm f/2.8 PRO II rispetto il Leica 12-35mm f/2.8.

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Fabio Sestu
Sistema Olympus: micro 4/3 una vera scoperta

Si pensa che la Full Frame sia il top di gamma, e in un certo senso è così, ma quello che si tende poi a fare è snobbare tutto quello che non è FF. Io in primis l’ho fatto, ma poi, quando vedi scatti fatti da un cellulare o addirittura da macchine antiquate — che oggi anche il più scarso dei cellulari fa foto 10.000 volte meglio — la prospettiva di visione cambia.

Mi sono avvicinato al sistema Olympus un po’ per necessità: volevo una macchina più compatta e leggera. E quando poi vedi i prezzi degli obiettivi, il sorriso appare sul tuo volto e sulle tue tasche.

Quando è arrivata la mia Olympus OM-D M10 Mark IV, devo dire che è stato amore a prima vista. Leggera, compatta, ben costruita. La prendi in mano e sa di qualità.

Avevo tanti dubbi. Ho pensato: “Chissà che scatti farà…” e invece…

Sono rimasto senza parole! Sopra ogni mia aspettativa.

La resa cromatica è sorprendente, soprattutto nei toni caldi. La stabilizzazione? Da urlo. Ho scattato a mano libera con tempi che con altre macchine avrei solo sognato. E la cosa ancora più incredibile è che ti invoglia a portarla sempre con te: nello zaino, nella borsa, anche solo a tracolla. È quella compagna silenziosa che ti fa venir voglia di scattare, anche quando non avevi previsto di farlo.

Poi c’è tutta la filosofia Olympus/Micro 4/3: un ecosistema pensato per chi vuole fotografare senza troppe complicazioni, ma con risultati professionali. Certo, non è perfetto: la gamma dinamica è inferiore a quella delle FF, e in notturna bisogna un po’ sapersi adattare. Ma se sei uno di quelli che sa cosa cercare in una foto, più che affidarti solo al sensore, allora capisci subito quanto questo sistema possa darti.

Per me è stata una scoperta. Una bella sorpresa. Una rivoluzione silenziosa, che mi ha fatto rimettere in discussione molte convinzioni.

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Fabio Sestu
Fotografia analogica: uscire con la Nikon FM2 e riscoprire il rullino

In un’epoca in cui la fotografia digitale domina, decidere di uscire con una fotocamera analogica come la Nikon FM2 può sembrare un ritorno al passato. Invece, è un’esperienza unica che riporta al cuore della fotografia: pensare prima di scattare, osservare con attenzione e godersi ogni singolo momento.

Ogni scatto diventa pesato, perché gli scatti non sono infiniti, ne avevo solo 24.

Tanti click eviti di farli e questo porta ad avere ancora più attenzione nello scatto, a cercare un vero motivo per fare una foto e non un semplice scatto.

La Nikon FM2 è completamente manuale,  non vi nascondo che non è per niente semplice. La mia Nikon richiede di impostare tutto: dalla velocità dell’otturatore all’apertura del diaframma, fino alla messa a fuoco. Non ci sono automatismi su cui fare affidamento, e proprio questo rende ogni scatto a un livello superiore. Se poi ci mettiamo anche che non ho idea di come saranno uscite le foto, tutto diventa ancora più prezioso e autentico. È come se ogni fotografia diventasse una piccola opera d’arte, frutto di pazienza e precisione.

Al momento restano ancora 10 scatti, la luce era calata e i 200 iso non bastavano più. 

Aspetterò la prossima uscita per completare il mio primo rullino.

Al momento mi godo l’emozione di tornare in quegli anni in cui la fotografia era solo una: quella analogica e manuale.

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Fabio Sestu
Fotografo Lucca: le luci della città lucchese

Ci sono giornate in cui il freddo sembra tagliare l’aria, ma la luce è talmente bella che non puoi fare a meno di uscire con la macchina fotografica in mano. Oggi è stata una di quelle giornate a Lucca. Il cielo limpido e l’aria frizzante hanno creato il perfetto connubio per catturare emozioni autentiche, di quelle che solo questa città sa regalare.

Passeggiare lungo le mura, tra vicoli acciottolati e piazze immerse in una quiete invernale, mi ha ricordato quanto Lucca sappia essere affascinante in ogni stagione. Con la mia Nikon Z6 III e il fidato 35mm F/1.4, ho cercato di raccontare la città in modo sincero, lasciando che fosse la luce a guidarmi.

Aspettare il calare del sole è stata una scelta naturale. Quando il giorno lascia spazio alla sera, Lucca si veste di una magia particolare: i lampioni si accendono lentamente, le ombre si allungano e ogni scorcio sembra raccontare una storia diversa. Fotografare le luci della città che si riflettono sulle strade bagnate o sui ciottoli lucidi regala sempre un senso di intimità e calore, nonostante il freddo pungente.

È proprio in questi momenti che emergono le emozioni più autentiche. Un passante frettoloso, una coppia che si stringe per scaldarsi, un artista di strada che suona senza curarsi del gelo: dettagli che raccontano la vita quotidiana e che diventano piccoli tesori da conservare.

Fotografare Lucca d’inverno è come scrivere una lettera personale, con l’obiettivo che diventa penna e la luce invernale l’inchiostro. Ogni scatto è un pezzo di quella bellezza che spesso diamo per scontata. E oggi, con la mia Nikon, ho sentito di aver immortalato un po’ di quell’incanto che solo questa città sa offrire.

 

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Fabio Sestu
Ganzo Comics - 3° Edizione: Una giornata di energia e creatività

La 3° edizione di Ganzo Comics è un tripudio di passione e colori. Centinaia di appassionati di fumetti e cosplay si sono riuniti per celebrare questo evento unico, e ho avuto il piacere di partecipare come fotografo, immortalando momenti e dettagli che raccontano l’essenza di questa giornata speciale.

Il mio compagno di viaggio: Nikon 85mm f/1.8

Per questa occasione, ho deciso di utilizzare esclusivamente il mio fidato Nikon Z 85mm f/1.8, un obiettivo che considero perfetto per la ritrattistica. Grazie alla sua lunghezza focale, sono riuscito a isolare i soggetti dallo sfondo, mettendo in risalto i dettagli dei costumi e l’espressività dei partecipanti. La sua apertura ampia mi ha permesso di lavorare con la luce naturale, anche nelle condizioni più variabili, ottenendo immagini con uno sfocato morbido e piacevole.

Costumi incredibili e attenzione ai dettagli

Uno degli aspetti più affascinanti di Ganzo Comics è la qualità dei costumi, alcuni erano stupendi! I cosplayer da questo punto di vista mostrano sempre una dedizione straordinaria: ogni costume era curato nei minimi dettagli. C’è poco da fare, un vestito fatto bene si vede.

In particolare, in questa giornata, ho scattato molti primi piani per valorizzare le espressioni e l’impegno che i cosplayer mettono nel rappresentare i loro personaggi. È stato affascinante osservare come ogni posa e sguardo aggiungessero autenticità all’interpretazione del personaggio.

Il ritorno ai videogiochi che hanno fatto la storia

Tra le tante attrazioni dell’evento, uno spazio che mi ha catturato è stato quello dedicato ai videogiochi retrò. Era interamente popolato da console e computer d’altri tempi, vere icone per chi è cresciuto negli anni ‘80 e ‘90. Quando i miei occhi sono caduti sul mitico Commodore 64, non ho potuto fare a meno di sentirmi catapultato indietro nel tempo, a quando ero bambino.

Scoprite gli scatti di Ganzo Comics

Ho scelto alcuni dei miei scatti migliori per raccontare i momenti più significativi di questa straordinaria giornata.

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Fabio Sestu
Fotografo a Lucca: Scatti che raccontano la Magia della Città

Una bellissima giornata di sole, perfetta per immortalare emozioni autentiche. Come fotografo a Lucca oggi ho girato con la mia fidata Nikon alla ricerca di inquadrature insolite, di quelle che ti fanno fermare, osservare e poi scattare.

Non ho fatto tantissimi scatti e mi sono reso conto che quando inizi a fare selezione, cercando immagini più mirate e ricercate, il click diventa un momento molto più raro ma anche molto più significativo. È un approccio diverso, più lento, ma che mi fa apprezzare ogni singolo scatto.

Stamattina ho iniziato il mio viaggio in questa splendida città con il mio 35mm: un obiettivo perfetto per catturare il contesto della scena, per raccontare storie in cui tutti gli elementi trovano il loro posto. Mi ha aiutato a immortalare scorci ampi, come le mura storiche di Lucca illuminate dal sole o le stradine che si aprivano verso piccole piazze affollate. Poi però sono passato all’85mm e lì è cambiato tutto. L’85mm mi ha permesso di cercare qualcosa di più creativo, più particolare… sai che c’è? Da oggi lo chiamerò così: “Il Creativo”.

Durante questa giornata di scatti ho incontrato un chitarrista di strada, un talento vero, che suonava accompagnato da un gruppo di ragazzi che ballavano al ritmo della sua musica. Mi sono fermato, ho fotografato quell’energia, quel momento unico. Alla fine mi ha chiesto se gli mandavo le foto. È stato in quell’istante che ho pensato ancora una volta a quanto sia potente la fotografia: crea connessioni. Questo legame che nasce attraverso un’immagine, attraverso un istante condiviso, è semplicemente stupendo!

Sempre di più penso che la fotografia sia davvero magica. Ma come tutte le cose magiche solo chi ha il cuore aperto può vederla. Altri invece la giudicano, la escludono, la deridono… magari etichettano come pazzo chi ci crede. Ma sai una cosa? Io penso che sia molto più folle chi non vede – o peggio chi fa finta di non vedere – la magia che ci circonda.

Restando nella magia, oggi a Lucca ho trovato un negozietto incredibile in Via S. Paolino 11. Tra pietre, incensi e statue di Buddha incantevoli, sembrava di entrare in un altro mondo. Ci tornerò sicuramente! È il mio mondo.

Ritornando alla mia esperienza di fotografo a Lucca, oggi mi sono fatto ben 19,1 km a piedi… direi che sono pronto per una camminata sulle montagne! 🙂 Scherzi a parte, ma non troppo, mi piace tantissimo entrare in contatto con la natura e le persone. È questo che rende ogni uscita fotografica speciale. La macchina fotografica non è solo un mezzo per scattare foto, è uno strumento che crea la magia di parlare senza spiccicare parola.

E Lucca, con i suoi angoli nascosti, i colori caldi del suo centro storico e le persone che incroci per strada, è il posto perfetto per sentirti parte di qualcosa di più grande. Ogni volta che mi perdo tra i vicoli, sento che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Oggi ho immortalato dettagli, emozioni e momenti unici. Domani? Chissà… la magia è proprio questa: sapere che ogni scatto ha il potenziale per raccontare una nuova storia irripetibile.

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Fabio Sestu
Cos'è la fotografia per me

Non inizierò questo articolo con il solito “fotografare significa scrivere con la luce”. Se rispondessi in questo modo alla domanda cos’è la fotografia, risulterei banale. Ci sono sicuramente articoli molto più esplicativi e dettagliati sull’origine di questa parola: tutti sanno che il termine deriva dal greco antico “phōs” (luce) e “graphè” (scrittura).

La fotografia per me è molto di più. La fotografia è immortalare un momento, come se premessi il tasto pausa nel film della tua visione della vita.

Ricordo ancora quando presi in mano una reflex per la prima volta. Impostai dei parametri a caso, lo ammetto, perché all’epoca non avevo idea di cosa stessi facendo. Mi trovavo davanti a uno specchio e scattai.

Era un esperimento improvvisato, pieno di errori tecnici, ma l’attesa di vedere cosa ne fosse uscito aveva qualcosa di magico. Quello scatto, per quanto lontano dalla perfezione, mi fece sentire come se avessi catturato qualcosa di unico: un istante che esisteva solo in quel momento. Fu allora che capii che la fotografia non è solo tecnica, ma emozione.

Sei tu che, con i tuoi occhi, immortali quell’istante.

Quello che ho compreso, da quando ho preso in mano la mia prima macchina fotografica, è che non esiste uno scatto identico a un altro, se non quello privo di emozione. E per me uno scatto privo di emozione non può essere chiamato fotografia.

Benché io ami le parole, scrivere e raccontare, ci sono emozioni che, a mio avviso, solo la fotografia può davvero trasmettere. Le immagini hanno un potere unico: vanno oltre il linguaggio della parola, perché parlano direttamente al cuore e catturano ciò che le parole, a volte, non riescono a descrivere.

Nel tempo sto imparando alcuni aspetti fondamentali, che purtroppo col digitale si stanno sempre più perdendo. Scattare non significa fotografare.

Viviamo in un’epoca in cui il digitale ci ha semplificato la vita, anche nella fotografia. Oggi possiamo scattare migliaia di immagini, salvarle o eliminarle senza alcun costo. Questo ha reso il gesto di scattare automatico, privo di riflessione. Ma una fotografia non è un semplice scatto.

Scattare è facile: premi un pulsante, catturi un’immagine e vai avanti. Fotografare, però, è un’altra cosa. Fotografare richiede di fermarti, di osservare davvero ciò che hai davanti, di chiederti: “Cosa voglio raccontare? Cosa voglio che provi chi guarderà questa foto?” Fotografare non è accumulare immagini, ma scegliere un momento che valga la pena di essere ricordato, un istante che trasmetta un’emozione.

La fotografia, per me, è un atto d’amore verso il tempo. È il mio modo di fermarlo e di renderlo eterno, dando a un istante la possibilità di vivere per sempre.

Quando ho iniziato, con la mia prima macchina fotografica, non avevo molte possibilità: ogni scatto doveva essere pensato, perché il rullino aveva un numero limitato di foto (24 o 36). Dovevi scegliere con cura, e ogni scatto aveva un peso. Era un processo più lento, ma anche più consapevole e se vogliamo più emozionante. Oggi invece con il digitale, siamo portati a scattare velocemente, senza pensare troppo. Spesso mi chiedo se non stiamo perdendo qualcosa in questo modo.

Non fraintendermi. Amo la fotografia digitale, amo la tecnologia e la possibilità di sperimentare e correggere, ma credo che dovremmo imparare a rallentare. Scattare meno e vivere di più ogni fotogramma di vita. Tornare a dare il giusto peso a ogni foto, come si faceva una volta, significa riscoprire il vero senso della fotografia.

Per me, la fotografia non è solo tecnica. È molto più che regole di composizione, esposizione o post-produzione. È un modo di vedere il mondo, di fermare il tempo e di raccontare qualcosa che non può essere detto a parole. È un atto d’amore verso il momento presente, che diventa eterno grazie alla magia della fotografia.

La fotografia per me è emozione. È vita. È memoria. Ogni scatto è un frammento di tempo che non tornerà mai, ma che continuerà a vivere ogni volta che lo riguarderemo.

fabio sestu fotografo della Versilia
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