Col passare degli anni, la passione non si è mai affievolita. Al contrario, è cresciuta e si è arricchita. Ho seguito diversi corsi per migliorare la mia tecnica e affinare il mio sguardo. Tra tutte le esperienze, una delle più intense è stata quella in camera oscura. Era come assistere a una magia: vedere l’immagine emergere lentamente dal nulla, dal negativo alla carta fotografica. L’odore dei chimici, la luce soffusa rossa, l’attesa carica di emozione… sono sensazioni che oggi, nell’era del digitale, sembrano appartenere a un altro mondo.
Ai tempi del rullino, ogni scatto era prezioso. Avevi a disposizione solo 24 o 36 pose, non una di più. Ogni clic era una decisione consapevole, una sfida a catturare l’attimo giusto, sapendo che non c’era spazio per errori o sprechi. Ogni fotografia sviluppata era una scoperta, un risultato di pazienza e dedizione.
Oggi il mondo digitale ha cambiato tutto. Possiamo scattare migliaia di foto senza spese, sperimentare senza limiti, correggere e perfezionare ogni dettaglio in post-produzione. La velocità e la flessibilità del digitale hanno aperto nuove possibilità creative, ma con esse è arrivata anche una certa leggerezza nel rapporto con lo scatto. Tuttavia, c’è qualcosa che rimane invariato, qualcosa che nessuna tecnologia potrà mai cambiare: l’occhio del fotografo.
La fotografia non è mai stata solo una questione di tecnica o strumenti. È uno sguardo personale sul mondo, una finestra sull’anima di chi scatta. È l’intenzione dietro la foto, il messaggio che vuoi trasmettere, l’emozione che vuoi condividere. Questo è ciò che conta davvero, ciò che rende ogni scatto unico e autentico: parte fondamentale del mio viaggio fotografico.
E questo non cambierà mai. La tecnologia può evolversi, gli strumenti possono diventare sempre più sofisticati, ma il cuore della fotografia resterà sempre lo stesso: un occhio attento, una mente curiosa e un’emozione da raccontare.
