Non inizierò questo articolo con il solito “fotografare significa scrivere con la luce”. Se rispondessi in questo modo alla domanda cos’è la fotografia, risulterei banale. Ci sono sicuramente articoli molto più esplicativi e dettagliati sull’origine di questa parola: tutti sanno che il termine deriva dal greco antico “phōs” (luce) e “graphè” (scrittura).
La fotografia per me è molto di più. La fotografia è immortalare un momento, come se premessi il tasto pausa nel film della tua visione della vita.
Ricordo ancora quando presi in mano una reflex per la prima volta. Impostai dei parametri a caso, lo ammetto, perché all’epoca non avevo idea di cosa stessi facendo. Mi trovavo davanti a uno specchio e scattai.
Era un esperimento improvvisato, pieno di errori tecnici, ma l’attesa di vedere cosa ne fosse uscito aveva qualcosa di magico. Quello scatto, per quanto lontano dalla perfezione, mi fece sentire come se avessi catturato qualcosa di unico: un istante che esisteva solo in quel momento. Fu allora che capii che la fotografia non è solo tecnica, ma emozione.
Sei tu che, con i tuoi occhi, immortali quell’istante.
Quello che ho compreso, da quando ho preso in mano la mia prima macchina fotografica, è che non esiste uno scatto identico a un altro, se non quello privo di emozione. E per me uno scatto privo di emozione non può essere chiamato fotografia.
Benché io ami le parole, scrivere e raccontare, ci sono emozioni che, a mio avviso, solo la fotografia può davvero trasmettere. Le immagini hanno un potere unico: vanno oltre il linguaggio della parola, perché parlano direttamente al cuore e catturano ciò che le parole, a volte, non riescono a descrivere.
Nel tempo sto imparando alcuni aspetti fondamentali, che purtroppo col digitale si stanno sempre più perdendo. Scattare non significa fotografare.
Viviamo in un’epoca in cui il digitale ci ha semplificato la vita, anche nella fotografia. Oggi possiamo scattare migliaia di immagini, salvarle o eliminarle senza alcun costo. Questo ha reso il gesto di scattare automatico, privo di riflessione. Ma una fotografia non è un semplice scatto.
Scattare è facile: premi un pulsante, catturi un’immagine e vai avanti. Fotografare, però, è un’altra cosa. Fotografare richiede di fermarti, di osservare davvero ciò che hai davanti, di chiederti: “Cosa voglio raccontare? Cosa voglio che provi chi guarderà questa foto?” Fotografare non è accumulare immagini, ma scegliere un momento che valga la pena di essere ricordato, un istante che trasmetta un’emozione.
La fotografia, per me, è un atto d’amore verso il tempo. È il mio modo di fermarlo e di renderlo eterno, dando a un istante la possibilità di vivere per sempre.
Quando ho iniziato, con la mia prima macchina fotografica, non avevo molte possibilità: ogni scatto doveva essere pensato, perché il rullino aveva un numero limitato di foto (24 o 36). Dovevi scegliere con cura, e ogni scatto aveva un peso. Era un processo più lento, ma anche più consapevole e se vogliamo più emozionante. Oggi invece con il digitale, siamo portati a scattare velocemente, senza pensare troppo. Spesso mi chiedo se non stiamo perdendo qualcosa in questo modo.
Non fraintendermi. Amo la fotografia digitale, amo la tecnologia e la possibilità di sperimentare e correggere, ma credo che dovremmo imparare a rallentare. Scattare meno e vivere di più ogni fotogramma di vita. Tornare a dare il giusto peso a ogni foto, come si faceva una volta, significa riscoprire il vero senso della fotografia.
Per me, la fotografia non è solo tecnica. È molto più che regole di composizione, esposizione o post-produzione. È un modo di vedere il mondo, di fermare il tempo e di raccontare qualcosa che non può essere detto a parole. È un atto d’amore verso il momento presente, che diventa eterno grazie alla magia della fotografia.
La fotografia per me è emozione. È vita. È memoria. Ogni scatto è un frammento di tempo che non tornerà mai, ma che continuerà a vivere ogni volta che lo riguarderemo.
